Data: 31/12/2013 - Anno: 19 - Numero: 3 - Pagina: 32 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Antonio Fiorenza - M. R. Gallelli (Altri articoli dell'autore)
Chiamato cos lo spiazzo sopra la grande curva del Girone in cui, possiamo dire, erano parcheggiati, fino agli anni cinquanta, alcuni carri -carra- da buoi di quei proprietari che abitavano in zona con relative stalle. Si trova sulla Via Vittorio Emanuele Terzo, nella cui confluenza ha termine Via Adamo, una delle grosse arterie che collegano Corso Umberto Primo, allaltezza di Piazza Castello, con la periferia sud del paese. Un tempo animato dalle manovre di parcheggio dei carri, cui erano aggiogati i buoi dai bovari in partenza, allalba, per campi, in marina, specie durante il periodo della semina e della mietitura del grano, si pu considerare oggi un deserto, vuote le stalle, adibite a magazzini. Era il luogo ove solevamo trascorrere il tempo libero, impegnati i pomeriggi in diversi giochi, a mosca cieca, al cerchio, alla mbucciathr1a, o a collaudare la carrozza, comunemente chiamata
pesce dalla sagomata struttura, da noi costruita. Constava di una robusta tavola orizzontale su cui veniva sistemato un asse di ferro con due ruote di legno nella parte posteriore, mentre la parte anteriore aveva unasta verticale alla cui estremit inferiore si trovava una forcella di ferro su cui era calettata altra ruota, pi piccola, azionata da un manubrio, con impu
gnatura che serviva da volante per la direzione, quasi un triciclo, per quanti impossibilitati di disporre di una bicicletta. In un angolo si trova ancora una fontana, in verit poco usata in quanto tutti quelli che abitavano l vicino avevano lacqua in casa. Il luogo ieri era un posto in cui si concentravano: due forge, due botteghe di bottaio (varihr1ri), un sellaio, unautorimessa -garage- per autonoleggio. Cera anche un palmento che fungeva anche da magazzino per un commerciante di olio. Antonio Fiorenza (Cartografia di Mario Ruggero Gallelli) (Siamo lieti di aver potuto offrire ai nostri lettori questaltra bella pagina dovuta alla calda penna del compianto professore Antonio Fiorenza. Aggiungiamo, al piacere di aver recuperato e pubblicato questo scritto, lavvertita esigenza, ormai pi che quarantennale, di recuperare una qualche fotografia di questo chjanu, tanto vicino alla storia personale e familiare nostra, ma - innegabile- anche collettiva, come appare evidente dalle parole dellamico Fiorenza. Pertanto ogni lettore invitato ad aiutarci -ove possibile- a trovare tale fotografia. E grazie. ndd)
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